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Marie e Fumio: gli oggetti ci parlano

Conosci Marie Kondo?

E' una Professional Organizer giapponese, famosa per il suo libro best-seller "Il magico potere del riordino" e per lo show su Netfilx "Facciamo ordine", nel quale applica il suo metodo "Konmari" nelle abitazioni di alcuni clienti americani.


Ho letto il suo libro, più di una volta, per cercare di comprendere appieno il metodo di organizzazione che propone. Marie Kondo sostiene che, una volta riordinata la casa seguendo il suo metodo, resterà in ordine per sempre. Fantastico, no?


In estrema sintesi, il metodo "Konmari" consiste nel passare in rassegna uno ad uno tutti gli oggetti contenuti nella nostra abitazione, nessuno escluso, seguendo un ordine ben preciso: prima i vestiti, poi i libri, poi carte e documenti, quindi "komono", ossia tutto ciò che non appartiene alle precedenti categorie, ed infine gli oggetti con valore sentimentale, i ricordi.


L'aspetto più particolare del metodo, almeno ai nostri occhi occidentali, è la "personificazione" degli oggetti: per scegliere se conservare o eliminare un oggetto, dobbiamo prenderlo in mano, "svegliarlo", soprattutto se non lo utilizziamo da tempo, e chiederci se l'oggetto in questione ci trasmette gioia.

Se sì, l'oggetto rimane nella nostra casa e trova una collocazione definitiva, secondo le indicazioni di Marie. Se no, lo salutiamo, ringraziandolo per il lavoro che ha svolto per noi, e poi lo lasciamo andare.


Ad una prima lettura del libro, ho pensato che questo aspetto "animista" fosse in linea con la cultura dell'autrice, ma non fosse rilevante per noi occidentali, quanto meno per me.

Ho trovato molto interessante la descrizione delle pratiche: considerare gli oggetti per categoria e non per stanza aiuta a prendere consapevolezza di quante cose possediamo; i metodi di piegatura e archiviazione di abiti e oggetti che consiglia sono intelligenti, funzionali, salva-spazio.

Insomma, il libro è promosso a pieni voti, nonostante il criterio di selezione degli oggetti proposto sia un po' strano...


Alla seconda lettura ho però iniziato a capire un po' meglio. E' vero, non è nostra abitudine rivolgerci ai nostri calzini bucati, e salutarli, ringraziandoli, prima di metterli nel bidone del riciclo (non nell'indifferenziato, mi raccomando! Il tessile si può riciclare). E' vero però che ci sono oggetti nella nostra vita che ci sono cari e importanti. Ne abbiamo cura, li manteniamo puliti, al meglio delle loro condizioni. Qualche esempio? Magari una bella borsa in pelle, che trattiamo con il detergente specifico, conserviamo protetta dalla sua fodera in tessuto, e usiamo in occasioni speciali. Delle scarpe, che lucidiamo e puliamo con cura... Oppure qualche strumento tecnologico, o l'automobile, sempre splendenti e perfettamente funzionanti. Possiamo spingerci a dire che abbiamo una "relazione" con questi oggetti? Sicuramente portare la nostra bellissima borsa, o le scarpe preferite, ci fa sentire bene, eleganti e in ordine, oppure comode e pronte a tutto. Sicuramente quell'oggetto per noi "diffonde gioia".


Nelle nostre case ci sono anche tanti altri oggetti, che, pur non essendo i nostri preferiti, e quindi non "diffondendo gioia" nel senso che abbiamo appena visto, sono però utili, funzionali. Per esempio, forse il nostro schiaccianoci non ci emoziona, non lo troviamo bello, ma ci torna sicuramente utile quando vogliamo mangiare una noce.

L'applicazione del metodo Konmari si complica... Gli oggetti quindi devono diffondere gioia, o è sufficiente che siano funzionali? Io direi sicuramente la seconda, altrimenti ci priveremmo di tante cose che poi ci servono...


Però dobbiamo anche stare attenti agli oggetti che invece diffondono tristezza. Forse anche tu hai in casa qualcosa che, se non proprio tristezza, ti trasmette un fastidio, un disagio.

Gli oggetti della nostra casa ci "parlano". Immergiamoci un momento nella cultura animista, proviamo ad immaginarci di poter sentire davvero la loro vocina...

Cosa dice il vestito rosso, nell'armadio? "Mettimi e sarai bellissima!" oppure "Sei ingrassata, non puoi più mettermi!" . E la nostra maglietta preferita? "Indossami e andiamo a correre!" oppure "Sono logora e piena di buchi, non farai bella figura con me!"...e così via.


Fumio Sasaki, connazionale di Marie Kondo, nel suo libro "Fai spazio nella tua vita. Come trovare la felicità con l'arte dell'essenziale" scrive proprio questo: impara ad ascoltare il messaggio di ogni oggetto della tua casa, e scegli di circondarti solo degli oggetti che ti trasmettono un messaggio positivo.


Ogni elemento presente in casa nostra, rappresenta anche un'agenda visiva: con la sua presenza ci richiama ad un compito. I piatti sporchi nel lavello della cucina, dicono "Lavami, asciugami, rimettimi a posto"; riviste e pile di carte sul tavolino dicono: "Leggimi, archiviami!", le piante dicono :"Innaffiami, spolverami!", e così via...

Per quello è così difficile rilassarsi in una casa disordinata! Tutti questi oggetti strillano per richiamare la tua attenzione e vogliono qualcosa da te!


Tu quali di questi compiti vuoi svolgere? Alcuni sono necessari: se butti via i piatti sporchi, al prossimo pasto sarai in difficoltà! Al contrario, è proprio necessario conservare tutte le riviste, o possiamo semplicemente smettere di comprarle, se leggerle non ci da gioia? O eliminare alcuni dei soprammobili che gridano "Spolverami! Spolverami!"?

Se invece gli oggetti ti richiamano a compiti che ti piacciono, per esempio, curare le tue piante, allora ben vengano!


In conclusione, l'ambiente nel quale vivi e gli oggetti di cui ti circondi sono importanti perché ti trasmettono un messaggio. Nella tua casa, è importante che tu possa trovare lo spazio e il tempo per le cose che ami, e quindi la tua agenda visiva la devi decidere tu, scegliendo di possedere solo gli oggetti che ti trasmettono un messaggio positivo.


Difficile? Sì, perché chiede un cambiamento di mentalità. Ma secondo me ne vale proprio la pena!









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